I set sono luoghi di lavoro frenetici, Nei primi mesi di quest’anno non hanno fatto eccezione quelli vallesani e ticinesi di Mein freund Barry, film per famiglie diretto da Markus Welter e prodotto dalla lucernese Atlantis Pictures con la germanica MMC Zodiac in arrivo nelle sale d'oltre Gottardo a inizio gennaio. Ma questi spazi a prima vista caotici sono quello che ci vuole per imparare a muovere i primi passi nel mondo del cinema, un mondo inevitabilmente nuovo per chi lo scopre la prima volta.
È il caso di Patrizio Laloli, trent’anni, originario della Vallemaggia, che dopo gli studi in ingegneria del suono e produzione musicale a Berlino, quasi per caso ha scoperto un ambito lavorativo tutto nuovo e ha finito per innamorarsene anche grazie a uno stage proposto Stage Pool di FOCAL, la Fondazione per la formazione professionale nel cinema e nell’audiovisivo con la quale la Ticino Film Commission collabora.
Dagli studi di registrazione ai set cinematografici. Cosa ti ha portato a questo passaggio?
“Tornato in Svizzera dopo gli studi a Berlino, ho deciso di provare nuove strade. Di cinema e di serie sono da sempre appassionato e visto che mio fratello già lavorava nel mondo dell’audiovisivo, il passaggio è stato facile. La prima esperienza è stata sul set della serie Winter Palace, inizialmente nell’ambito della scenografia. Poi da cosa nasce cosa. Lì ho conosciuto una ragazza che stava facendo uno stage tramite FOCAL e mi sono interessato a questa piattaforma. Mi sono iscritto ed è successo che sono stato contattato dalla Atlantis Pictures di Lucerna che cercava un microfonista per fare uno stage sul set del film Mein Freund Barry e aveva visto il mio profilo. Sono stato con loro dall’inizio delle riprese in Vallese a inizio febbraio fino alla conclusione lo scorso marzo a Minusio”.
Come è stato l’impatto del set?
“Inizialmente molto caotico (ride, ndr). Mentre muovi i primi passi non sai neppure dove metterti! Non vuoi essere di intralcio alle persone o alle camere oppure posizionarti male e finire involontariamente nell’immagine con la tua ombra perché sei davanti alla luce. Durante la prima settimana erano tutti molto presi. È andata meglio a partire dalla seconda. Il mio responsabile mi ha spiegato che si trattava di condizioni di ripresa molto speciali visto che eravamo all’esterno, molte volte nevicava, c’erano condizioni meteorologiche avverse con forte vento. Tutti, dal regista, al direttore della fotografia a chi gestiva il set, stavamo quindi lavorando in una situazione un po’ fuori dall’ordinario. Io all’inizio credevo che questo fosse lo standard!”.
Come giudichi l’esperienza di questo stage?
“È stato un buon esercizio di conferma, ho potuto verificare se ciò che avevo appreso negli anni passati era corretto. Parlo delle tecniche di microfonaggio, della qualità delle riprese sonore e quant’altro. In gran parte tutto questo è stato confermato. Poi ci sono ovviamente le peculiarità del lavorare su un set. Il fonico di presa diretta ha il suo workflow e il suo metodo di lavoro quindi magari ci vuole un po’ di tempo per adattarsi, però poi tutto funziona molto bene. Uno stage come questo è un’esperienza molto utile per capire se si può avere un futuro in questo ambito e se il mestiere ti interessa veramente. La rifarei. Dopo Mein Ferund Barry ho cercato di informarmi riguardo alla possibilità di lavorare su altre produzioni tramite FOCAL. Un altro fattore positivo sono poi i contatti che nascono sul set con i colleghi: se ci si impegna a creare una rete è molto più facile trovare ulteriori possibilità lavorative. Ovviamente qui un ruolo importante lo gioca la conoscenza di più lingue. Il mio obiettivo ora è quello di operare nel settore.”
Tornando al set di Mein Freund Barry, quali sono stati i momenti più intensi?
“In Ticino è stato impressionante girare nell’edificio storico di Minusio scelto come location dove abbiamo ripreso la scena della cena: una scena affollatissima di tecnici e attori! In Vallese posso invece indicare il momento in cui abbiamo girato con un vero lupo, portato dalla Germania da due allevatori specializzati. Tutti pensavano che si trattasse di un classico lupo cecoslovacco, che è un cane che somiglia molto un lupo. Invece sul set è arrivato questo animale di nove mesi, grande il doppio rispetto a un lupo cecoslovacco. Abbiamo girato una scena in cui gli veniva dato un pezzo di carne. Il problema era che abbiamo dovuto girarla quattro o cinque volte e togliere un pezzo di carne a un lupo non è una cosa proprio semplice. Quando ha ringhiato siamo sbiancati e tutti hanno capito che si trattava di un lupo vero e non di un cane!”
