Ticino Film Commission
06.11.2023 . Anteprima

«Papaya 69»: l'amicizia e il riscatto di due ragazze ai margini

I registi Riccardo Bernasconi e Francesca Reverdito raccontano il loro primo lungometraggio, in uscita nelle sale

Rosanna Sparapano e Valentina Violo in «Papaya 69» (© Pic Film)

Una è una ragazza madre in fuga dal passato. L’altra è una stralunata ex teen star. I loro destini si intrecciano in Papaya 69 di Riccardo Bernasconi e Francesca Reverdito che arriva ora nelle nostre sale. Come Studio Aparagus la coppia di registi ticinesi ha firmato cortometraggi come Death for a Unicorn – presentato in numerosi Festival europei a cominciare dalla Mostra di Venezia nel 2013 – oppure la serie web La stirpe di Orazio. Papaya 69 è il loro primo lungometraggio. Prodotto da Pic Film in coproduzione con RSI e sostenuto dalla Ticino Film Commission, vede nei ruoli principali le attrici italiane Rosanna Sparapano e Valentina Violo, il bulgaro Leart Dokle e un cast di attori in prevalenza ticinesi e svizzeri come Teco Celio e Bruno Todeschini.

 

«Volevamo fin dall’inizio raccontare una storia di amicizia fra due ragazze, diciamo di serie-b – spiega Riccardo Bernasconi – due ragazze che devono conquistare tutto quello a cui ambiscono e devono farlo facendo più fatica di altre persone, perché arrivano da due passati che le mettono in una posizione di svantaggio. L’idea di base era questa. A noi piace sempre raccontare storie di “sfigati”, lo diciamo tra virgolette, cioè di persone che non si trovano a proprio agio nella società. Non ci interessano tanto gli eroi, quelli forti, quelli che hanno le idee in chiaro e sanno già cosa vogliono dalla vita. Ci stanno più simpatici quelli più insicuri, emarginati, quelli un po’ borderline».

 

Di sicuro, ai margini lo sono eccome i personaggi di Eva (Sparapano) e Rainbow (Violo). La prima cerca di recuperare il rapporto con la figlia, affidata a una anziana coppia di amici per sfuggire a una storia malata. Anche la seconda deve in qualche modo fare i conti con un passato tutto particolare. Da ragazzina è stata una stella della tv in un telefilm per bambini sullo stile di Love Me Licia (la serie tv italiana che negli anni Ottanta rivisitava il cartone animato giapponese Kiss Me Licia). Una volta cresciuta, mentre cerca inutilmente ruoli di attrice, per sbarcare il lunario si arrabatta insieme  al suo amico Ruby (Dokle) facendo la cam girl, recitando online il ruolo che l’ha resa famosa ma in versione sexy. «Sì – ride Francesca – l’ispirazione è proprio Kiss Me Licia, dove da un cartone animato giapponese è stato poi tratto un telefilm un po’ trash. Rappresenta quell’immaginario che c’era nella nostra infanzia e ha costituito il punto di partenza di Papaya 69. Anche noi ci siamo immaginati un cartone animato da cui poi è stata tratta una serie televisiva, quella di cui Rainbow nella finzione è stata protagonista. Noi però facciamo un passo oltre perché Rainbow, da grande ne fa una versione più hot e gli stessi spettatori di allora, oggi cresciuti come lei, la guardano in altre vesti, un po’ più succinte».

 

«I nostri film non mai stati realistici al 100% - continua la regista, che ha anche firmato scenografie e costumi, oltre alla sceneggiatura insieme a Riccardo – Le nostre ambientazioni, sono sempre un po’ inventate, non quotidiane, non del tutto contemporanee, non al 100% moderne. In tutti i nostri lavori c’è sempre un mix di stili. Quindi, anche i personaggi non sono mai realistici in senso stretto, li ammantiamo ogni volta con un po’ di fantasia».

 

«Eva è più chiusa, più dura – riprende Riccardo – si è fatta una corazza. Rainbow invece è un po’ più ingenua. Quello che per noi era chiaro fin dall’inizio era che ci sarebbe piaciuto lavorare con Rosanna e con Valentina. Le conosciamo da tanto e abbiamo scritto pensando a loro. Alcuni tratti distintivi dei personaggi sono ispirati a come sono loro due nella realtà. Valentina non ha mai fatto parti da commedia e lo stesso vale per Leart. Soprattutto in Bulgaria, Leart è un attore conosciuto per ruoli drammatici. Ha interpretato Bratya, dove è un pugile invischiato con la malavita, e in Inghilterra ha preso parte a un titolo storico come Coronation Street. Entrambi, sia lui che Valentina, nel nostro progetto hanno scoperto di avere una vena da commedia che funziona molto bene». «A noi – continua Riccardo – piacciono i film che mischiano i due generi, commedia e dramma, e se riescono a portarli a un livello un po’ irreale tanto meglio. Un po’ come quei film che hanno avuto successo al Sundance Festival, cose tipo Little Miss Sunshine o Me, Earl and The Dying Girl o ancora commedie inglesi alla Sing Street».

 

Calata in un sottobosco urbano dove si incontrano personaggi fuori dalle righe e dove il riscatto, meglio ancora la salvezza, può arrivare in maniere inaspettate, Papaya 69 è una commedia dolceamara di periferia. «Abbiamo sempre pensato i nostri progetti – continua Riccardo – partendo proprio da quello che abbiamo, dalle zone che conosciamo, quindi dalla periferia in cui viviamo. Delle sei settimane di riprese, due le abbiamo passate da noi Ticino, fra Mendrisio e Chiasso, mentre le prime due in Piemonte – dove abbiamo girato soprattutto gli interni della casa di Rainbow – e le ultime poco oltre la frontiera, nella zona di Como».

 

La gestazione è stata lunga. Le riprese, inizialmente previste già nel 2020, a causa della pandemia e del lockdown sono infatti state posticipate di ben 14 mesi. Presentato in prima assoluta lo scorso gennaio alle Giornate cinematografiche di Soletta, Papaya 69 è intanto passato al Festival di Sofia, poi al Festival Internacional de cine de Cuenca, in Ecuador e al Giffoni Macedonia Youth Film Festival. Adesso arriva nelle sale ticinesi. Dopo le anteprime di martedì 7 novembre al Cinema Teatro di Mendrisio e giovedì 9 novembre al Lux di Massagno, in due proiezioni, con inizio alle ore 20.30, dove saranno presenti anche i registi e il cast, il film sarà in programmazione in diverse sale della nostra regione. È prevista anche un’uscita in alcune sale italiane con Varese e Como già confermate.  

 

FC

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