Alexandre Schmidt è un famoso architetto, sfiduciato verso la propria professione e incapace di comunicare con la moglie. Un incontro imprevisto, però, porta entrambi a un ripensamento delle proprie vite.
La Sarraz Pictures
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A 50 anni, l’architetto di origini svizzere Alexandre Schmidt ha ormai alle spalle una brillante carriera, ma comincia a nutrire dei dubbi sul senso del proprio lavoro. La moglie Aliénor, dal canto suo, è abitata dalle stesse inquietudini circa il proprio mestiere di specialista del comportamento nei contesti sociali svantaggiati. I due coniugi, tuttavia, sono divisi da un muro di silenzio. Alexandre, che da sempre desidera scrivere un testo sull’architetto barocco Francesco Borromini, decide di partire per un viaggio in Ticino e poi a Roma, e Aliénor sceglie di accompagnarlo. A Stresa, dove trascorre qualche giorno, la coppia fa la conoscenza di due adolescenti, fratello e sorella. Lui sta per iniziare a studiare architettura mentre la ragazza soffre di una strana malattia nervosa. Aliénor decide di trattenersi per prendersi cura della ragazza e di regalare un viaggio di studio al ragazzo, che Alexandre si vedrà costretto a portare con sé a Roma.
Ancora un film che avrebbe dovuto essere ticinese ma che non lo è. Eppure… Grande regista e scrittore installato in Francia, Eugène Green aveva vinto un Pardo d’Oro Cineasti del Presente con Memories (co-diretto da Pedro Costa e Harun Farocki) nel 2007 ed era tornato in concorso nel 2009 con A religiosa portuguesa. Durante i sui soggiorni locarnesi si interessa alla vita e l’opera dell’architetto barocco Francesco Borromini, nato a Bissone. Nasce così il progetto di un film dove un famoso architetto contemporaneo, Alexandre Schmidt, scende in Ticino e a Roma sulle tracce del grande artista barocco. Malgrado la figura notevole di Borromini (che era rappresentata, ricordiamolo, sui biglietti di 100 franchi!) e la notorietà del cineasta, a quel tempo nessun sostegno ticinese sarà reperibile. Si perde così la possibilità di valorizzare una ricchezza culturale del Ticino. Risultato: senza sostegno svizzero, la parte «ticinese» fù girata essenzialmente sulla riva italiana del lago Maggiore. Un altra occasione mancata per un film che avrà un notevole sucesso in tutto il mondo.
Frédéric Maire, direttore Cinémathèque suisse