Dopo avere vinto il concorso per il progetto del traforo del San Gotardo, un giovane ingegnere si rende conto che le difficoltà maggiori devono ancora arrivare, infatti, una volta giunto sul posto, capisce che la gente del posto é contraria ai lavori e pure la natura sembra rivoltarsi contro di lui...
Venus Film
Restauro Cinémathèque suisse e Cineteca italiana di Milano
Il giovane e brillante ingegnere che ha vinto il concorso per il progetto del traforo del San Gottardo si rende conto, una volta arrivato sul posto a dirigere i lavori, dell’ostilità dei montanari contrari all’opera e della grande difficoltà provocata da una natura ostile. Inoltre un ingegnere suo rivale cerca di boicottare il lavoro del protagonista corrompendone l’assistente attraverso le malizie di una donna: questa sottrae i piani di lavoro del traforo e li consegna all’uomo che attua un vero e proprio sabotaggio. Il giovane progettista rimane ucciso in un incidente durante gli scavi del tunnel e il suo assistente, pentito del tradimento, porta a termine il lavoro completando il traforo.
Ritrovato per caso nell’archivio della Cineteca italiana di Milano, Il vetturale del San Gottardo è il risultato di uno scippo. Nel 1940, i produttori svizzeri di Der letzte Postillon vom Sankt Gotthard di Edmund Heuberger (vedi scheda in merito) mandano a Roma la loro sceneggiatura proponendo una collaborazione. Senza notizie, gli Svizzeri girano il loro film in Ticino e in Svizzera tedesca, ignari che, copiando la stessa storia, gli Italiani ne girano un'altra versione nella regione del Gran Sasso d’Abruzzo e negli studi della FERT di Torino dove ricostituiscono Airolo o gli uffici federali a Berna. La storia è quella di Favre, brillante ingegnere, che vince il concorso per realizzare il primo traforo ferroviario del San Gottardo nel 1871. Dovrà fronteggiare l’ostilità degli alpigiani e dei vetturali, contrari all’opera, così come una natura ostile. Sostanzialmente ignorato da tutte le filmografie ufficiali, il film, oltre ai propri meriti artistici, rappresenta un’importante testimonianza della volontà dell’Italia di aprirsi verso l’Europa all’epoca fascista. Sui titoli appare come regista del film Ivo Illuminati, quando in realtà la regia fu di Hans Hinrich, tedesco di origini ebraiche che a causa delle leggi razziali non potè firmare la sua operta. Partendo dal negativo dell’epoca conservato, la Fondazione Cineteca Italiana, ha curato il restauro in collaborazione con la Cinémathèque suisse presso il laboratorio l’Immagine Ritrovata di Bologna.
Frédéric Maire, direttore della Cinémathèque suisse