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18.10.2024 . Attualità

“Come in una partita a scacchi, occorre prevedere le mosse successive”

Il ticinese Giancarlo D’Erchie, supervisore degli effetti speciali in "Citadel: Diana", ci parla del suo lavoro

Un'immagine da "Citadel: Diana". (foto Prime Video EU)

Che “Citadel : Diana”, la serie italiana che sta primeggiando nelle classifiche di Prime Video sia stata girata anche nel nostro cantone, è ormai risaputo. Con il Ticino, questa storia di spie ambientata in un futuro molto vicino, ha però dei legami che vanno al di là delle location di Lugano, del Passo del San Gottardo e di Mendrisio.

 

 

Supervisore degli effetti speciali è infatti il ticinese Giancarlo D’Erchie. Classe 1980, nato a Mendrisio e cresciuto fra Campione d’Italia e Riva San Vitale, è da anni attivo a livello internazionale. «Intorno al 2008 mi sono iscritto alla VFS Vancouver Film School, con il sogno di diventare un supervisore agli effetti speciali» ci racconta Giancarlo, che al momento si trova a Los Angeles. «Si tratta di un ruolo che richiede una conoscenza a 360 gradi di tutti gli aspetti di produzione dove si ha la responsabilità di tutti gli aspetti creativi e tecnici legati agli effetti digitali di un film o in una serie. Si tratta di contribuire a tradurre la visione del regista o dello show runner, lavorando a stretto contatto con loro, con il direttore della fotografia e tutti gli altri dipartimenti e di assicurarsi che durante le riprese gli effetti speciali digitali vengono filmati correttamente in modo che durante la successiva fase di post-produzione ci siano tutti gli elementi corretti per creare il risultato desiderato.»

 

 

Una carriera quella di Giancarlo D’Erchie, che lo ha visto entrare nel campo dapprima come VFX Compositor, occupandosi di integrare gli effetti digitali sia in 2D che in 3D all’interno del girato, ruolo in cui ha esordito nel film del 2009 “Codice: Genesi” (“The Book of Eli”) dei fratelli Hughes, con Denzel Washington e Gary Oldman, seguendo poi diversi progetti nei successivi sei anni, fra cui “Prometheus” di Ridely Scott (2012), muovendosi fra l’Australia e l’Inghilterra. Il debutto come supervisore agli effetti visivi è del 2015 con “The Unspoken” e per i successivi tre anni ha lavorato in Cina a co-produzioni con Hollywood e a film cinesi. 

Tornato in Canada nel 2018 come VFX supervisor presta il suo talento a  diverse serie tv come “The Boys” o “Locke and Key”, fino ad essere chiamato su “Citadel: Diana”.

 

«In realtà – ci dice Giancarlo – sono stato io a suggerire il nostro cantone come possibile location e alla fine, con l’aiuto della Ticino Film Commission e di Alberto Meroni la cosa si è realizzata. È stata una bella opportunità di portare una grande produzione in Ticino. Posso solo immaginare la gioia di un Giancarlo bambino nel vedere dal vivo le riprese di un film o di una serie così sotto casa!»

«In Citadel: Diana – spiega D’Erchie - ero l’Overall VFX Supervisor. Dovevo assicurarmi che le riprese dei Visual Effects seguissero quanto richiesto per ottenere il risultato sperato in post-produzione. In “Citadel: Diana” la storia è ambientata otto anni nel futuro, perciò ha speso molto tempo nel creare dei gadget digitali che fossero plausibili in un futuro prossimo. Un esempio? Le lenti a contatto che si vedono durante la scena a Lugano: sono ispirate a moderni studi sulle lenti a contatto, hanno un look futuristico con molte funzionalità ma allo stesso tempo volutamente non sono super perfette. Ho anche speso molto tempo a studiare il Duomo di Milano, che nella serie vediamo distrutto e a pensare come potesse essere diventato dopo 8 anni di abbandono». Quanto alla spettacolare scene dall’inseguimento sul lungolago di Lugano, ci spiega Giancarlo, “è stata fatta dal team stunt. Come visual effects noi poi abbiamo dovuto alterare alcune sequenze in post produzione.”

 

 “Le riprese degli effetti visivi richiedono tempo e pianificazione che talvolta vanno in conflitto con le tempistiche di una location dove la gente vive. Si richiede spesso di pensare velocemente e di risolvere problemi sul momento. Io – conclude Giancarlo D’Erchie – immagino il mio ruolo un po’ come quello di un giocatere di una invisibile partita a scacchi che deve immaginarsi non la prossima ma le prossime sette mosse!”.

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