Il cinema svizzero italiano, per noi svizzeri, è (in buona parte) il cinema ticinese. Il cinema svizzero italiano, visto dall’Italia, è il cinema italiano girato (anche) in Svizzera. È, nei fatti, un’opportunità di fare cinema in un altro territorio, dove si parla la stessa lingua, si incontra la stessa professionalità e dove a un’ora di macchina si passa dalle palme ai ghiacciai, dai castelli medievali ai poli tecnologici. Un’opportunità che in Italia è ancora spesso inesplorata e sulla quale la Ticino Film Commission ha voluto accendere i riflettori con due appuntamenti rivolti agli addetti ai lavori, organizzati in collaborazione con SRG SSR, Swiss Films, Istituto Svizzero e Ticino Turismo nell’ambito del MIA – Mercato Internazionale Audiovisivo in corso a Roma fino al 13 ottobre.
Le produzioni, principalmente quelle elvetiche, sono state al centro dell'incontro tenutosi nella mattinata di lunedì 9 ottobre nella splendida cornice di Villa Maraini, sede dell'Istituto Svizzero di Roma. Un incontro iniziato, dopo i saluti della direttrice dell'Istituto Svizzero Joëlle Comé e un'introduzione da parte del direttore della Ticino Film Commission Niccolò Castelli e di Gregory Catella, produttore coproduzioni nazionali e internazionali alla SRG SSR, con un video di presentazione delle novità in arrivo sui canali dell'ente radiotelevisivo svizzero. Insieme a titoli come Davos 1917 (Contrast Film), Les Indociles (Box Productions) o Tschugger 3 (Shining Film), anche il primo dei progetti al centro della presentazione, la serie ticinese Alter Ego di Erik Bernasconi e Robert Ralston.
Ambientata nel Bellinzonese dove nei primi mesi dell’anno si sono svolte tutte le riprese, la serie crime in sei episodi è targata Amka Films in coproduzione con RSI ed ha per protagonista l’attore italiano Gian Marco Tognazzi. “Prima serie di queste dimensioni e ambizione realizzata interamente in Ticino – ha sottolineato la produttrice Olga Lamontanara – Alter Ego ha tra i suoi punti di forza e originalità il fatto di declinare un thriller in lingua italiana e ambientarlo in una città ticinese in una chiave vicina per tono, colori e atmosfere al nordic noir”.
Se Alter Ego è attualmente in fase di post-produzione ed è attesa in tv per gli inizi di dicembre, la serie Lugano Connection, del ticinese Fulvio Bernasconi e del romano Tommaso Matano, prodotta da Elena Tatti per Box Productions, è attualmente in fase di sviluppo. Una fiction questa dal respiro internazionale, ambientata fra il Ticino, l’Italia e il Sud America negli anni Ottanta, che racconta di un poliziotto svizzero infiltrato nei cartelli del narcotraffico nel momento in cui la cocaina cominciava ad arrivare anche da noi.
Ultimo progetto presentato è stato il film Body Odyssey di Grazia Tricarico, co-produzione fra Italia e Svizzera di Revok Film e Amka Films. «Avendo una protagonista svizzera, Jacqueline Fuchs - ha dichiarato il produttore Donatello Della Pepa - abbiamo voluto trovare una sponda svizzera, che si è rivelata fondamentale; non eravamo uniti dalla lingua, ma dal bisogno di costruire un non-luogo che rispecchiasse l’idea di perfezione estetica artificiale della bodybuilder protagonista di Body Odissey».
In questo caso dunque è stata l’Italia a guardare verso la Svizzera, anche grazie al ruolo di collegamento svolto dalla Ticino Film Commission. Il Ticino, d’altronde, è un ponte naturale tra l’Italia e il resto d’Europa, non solo a livello geografico ma anche culturale. Questo, in ambito cinematografico, si riflette anche nel Locarno Film Festival, fra i fondatori della Ticino Film Commission. Non a caso “essere svizzero, essere internazionale ed essere italofono” (in realtà il più grande festival italofono dopo Venezia e l’unico fuori dall’Italia), sono i tre pilastri su cui poggia il Locarno Film Festival, come ha ricordato a Roma il direttore artistico Giona A. Nazzaro, parte della delegazione ticinese presente al MIA per promuovere la produzione audiovisiva del nostro territorio e intensificare i rapporti con l’Italia.
Il panel
Tali rapporti sono stati al centro del panel "Cinema svizzero italiano", tenutosi nel pomeriggio nell'ambito del MIA in un gremito Cinema Barberini. Dopo i saluti di Niccolò Castelli, direttore della Ticino Film Commission, e di Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival, sono intervenuti Patrizia Pesko (responsabile del Dipartimento promozione cinematografica dell'Ufficio Federale della Cultura), Alessandro Marcionni (responsabile produzione fiction RSI), Michela Pini, produttrice svizzera (Cinéddoké e Amka Film) e Tommaso Arrighi, produttore italiano (Mood Film).
Un’ora di discussione ad ampio raggio, moderata dal giornalista Mauro Donzelli, attorno al fare cinema in Ticino e all’opportunità che la nostra regione può rappresentare per il cinema italiano. Un’ora in cui i temi toccati sono stati molteplici, dai meccanismi di co-produzione elvetici e i suoi incentivi, alla prossima entrata in vigore della revisione della legge sul cinema e gli effetti che essa potrà avere, alla varietà delle nostre location fino alle professionalità presenti sul nostro territorio.
La pubblicazione
E proprio alcuni dei professionisti dell’audiovisivo del nostro territorio sono i protagonisti della pubblicazione della Ticino Film Commission Cinema svizzero italiano, presentata al MIA di Roma. Una pubblicazione - consultabile e scaricabile QUI - che anche attraverso queste donne e questi uomini vuole raccontare alle produzioni italiane di un territorio cinematografico ancora non completamente conosciuto ma in grado di accoglierle con assoluta professionalità, con cui condividere la stessa lingua e cercare collaborazioni. Lo hanno già fatto – e con soddisfazione – per esempio Leonardo Pieraccioni, o i produttori Carlo Cresto-Dina (Tempesta Film) ed Emanuele Savoini (Cattleya): le loro esperienze di “set ticinese” lo testimoniano nelle pagine del libretto.