Sorge a circa 1600 metri di quota. Un luogo spirituale, immerso in un paesaggio naturale punteggiato da visibili interventi dell’uomo. È la chiesa di Santa Maria degli Angeli sull’Alpe Foppa. Commissionata da Egidio Cattaneo, è stata progettata da un architetto di fama mondiale, il ticinese Mario Botta che sul Tamaro ha realizzato una delle sue opere più suggestive. A impreziosirla ulteriormente sono i dipinti dell’artista italiano Enzo Cucchi, fra i principali esponenti del movimento della transavanguardia.
Le particolarità del luogo, dell’opera e delle personalità impegnate nella realizzazione, non potevano non incuriosire un cineasta come Villi Hermann. A questa impresa ha dedicato un film, Tamaro. Pietre e angeli. Mario Botta Enzo Cucchi, uscito nel 1998 per la sua casa di produzione Imagofilm, in coproduzione con RSI. Il documentario ora torna in una versione restaurata in digitale 2K che avrà la sua prima assoluta lunedì 7 agosto 2023, alle ore 17:30 al Cinema Rialto 1 di Muralto, nell’ambito della sezione «Histoire(s) du cinema: Heritage online» del 76. Locarno Film Festival.
Alla presentazione, oltre al regista Villi Hermann, parteciperanno l’architetto Mario Botta, Felix Rauh della Fondazione Memoriav e Patrick Lindenmeier del Laboratorio Andromeda che ha eseguito il restauro. In concomitanza con la presentazione della nuova versione, la Fondazione Epper di Ascona espone una mostra di fotografie scattate durante le riprese. L’occasione offre dunque uno spunto imperdibile per sbirciare dietro le quinte della realizzazione del film insieme al suo regista Villi Hermann, lucernese d’origine ma ticinese d’adozione, che con all’attivo film come Bankomatt, Matlosa e numerosissimi documentari è non solo un nome di primo piano della cinematografia elvetica ma anche un decano dell’audiovisivo del nostro cantone.
«Conoscevo Mario Botta, anche se non molto bene, così come ci si conosce in paese diciamo. Avevo all’epoca un piccolo atelier vicino a lui. Un giorno ci siamo incontrati e mi ha raccontato di questo nuovo progetto. Io ho suggerito che avremmo potuto seguirne la realizzazione», racconta Hermann. «Fra di noi avevamo una specie di accordo. Se succedeva qualcosa o stava per succedere qualcosa lui mi chiamava e io prendevo e andavo su. Il problema è che il preavviso era sempre poco e per fare un film ci vogliono tecnici che non avevo il tempo di chiamare. Così la squadra era ridotta all’osso. Due miei amici mi hanno aiutato con la camera e io ho fatto anche il fonico. È stato un processo complicato ma anche molto bello: tutto era fatto al 100% sul momento. Ad attrarmi è stato il fatto che si trattava di una specie di sfida. Normalmente quando si fa un film tutto è programmato nei dettagli fin dall’inizio, ci sono dossier da depositare nelle varie istituzioni. Qui invece ho cominciato perché mi piaceva l’idea».
Al di là della sfida realizzativa, ad affascinare Villi Hermann, come ci racconta lui stesso, erano le personalità così diverse di Mario Botta e di Enzo Cucchi. «Il primo più taciturno, al lavoro con la sua penna e i suoi schizzi. Il secondo esuberante, loquace, carico di idee che scartava e sostituiva a getto continuo. Si stimolavano l’un l’altro e la creazione era stupenda», ricorda il regista.
Insieme a loro, un’altra figura è stata centrale nel dar forma alla chiesa di Santa Maria degli Angeli, quella dell’insigne studioso Padre Giovanni Pozzi. Suoi sono i testi mariani che hanno guidato Cucchi nella creazione artistica, culminata nelle formelle che impreziosiscono la cappella. «Senza Padre Pozzi – racconta Villi Hermann – Cucchi secondo me sarebbe stato perso. Tutte le ispirazioni iniziali sono venute dalle lunghe conversazioni fra loro due».
Tra queste potenti forze creative all’opera, occorreva sapersi porre nel giusto modo. «Un po’ da bravo svizzero – sorride Villi Hermann – ho osservato e basta. Non sono mai intervenuto. Non osavo neppure chiedere a Mario Botta o a Enzo Cucchi di spostarsi durante le riprese o di muoversi diversamente anche solo per ragioni di illuminazione della scena. Eravamo, se mi si passa la parola, al servizio di loro due, sia con la camera che con il suono. Avevo troppo rispetto di fronte a questi personaggi molto sicuri di loro stessi ma anche disponibili a cambiare subito un’idea, oppure uno schizzo, un affresco come anche l’interno della stessa cappella, se necessario».
«Durante i lavori – ricorda ancora Hermann – c’è stata libertà totale, da parte di Cucchi e da parte di Botta. Il committente non ha mai imposto di fare questo o quello e credo che sia stata una situazione abbastanza unica. La medesima libertà me la sono presa anche io. Nessuno mi ha mai chiesto di inserire o togliere qualcosa dal film. Anche per la scelta della musica ho avuto libertà. Volevo che la musica rispecchiasse il mondo naturale e il silenzio totale che c’è lì, dove talvolta sembra di essere isolati dal mondo. Volevo qualcosa di meditativo, magari vicino a una religiosità un po’ arcaica, e ho trovato tutto questo nel musicista zurighese Paul Giger». Anche sul fronte musicale, l’apporto di Padre Pozzi è stato importante: è lui l’autore di alcuni brevi pensieri mariani poi messi in musica da Giger.
La chiesa di Santa Maria degli Angeli sul monte Tamaro è stata consacrata nel 1996 dopo quattro anni di lavori. La realizzazione del film ne ha presi sei, compresa la postproduzione. Un lungo viaggio nelle forme della creatività che ha lasciato un’esperienza profonda anche in chi lo ha documentato. «Ho incontrato due uomini che prima non conoscevo bene. Mi hanno dato tanto. Sono persone che hanno sempre continuato a esprimersi secondo le loro idee, non si sono lasciati influenzare da mode, trend o dettami commerciali. Anche io nel mio piccolo – conclude Villi Hermann – ho tentato di fare la stessa cosa. Ho sempre fatto i film che voglio fare, che abbiano qualcosa in comune con me stesso, sia che si tratti dei film sociali, sia di quelli dedicati agli artisti».
IL RESTAURO E LA MOSTRA FOTOGRAFICA
Girato in origine in pellicola 16mm, «Tamaro. Pietre e angeli. Mario Botta Enzo Cucchi», torna a vivere di nuovo dopo il restauro in digitale, rendendo così fruibile a un vasto pubblico un’opera che documenta un momento importante della creazione architettonica e artistica sul nostro territorio, a distanza di 25 anni dalla sua realizzazione.
A sostenere l’operazione, da una parte Memoriav di Berna, che si occupa della tutela del patrimonio audiovisivo, dall’altra il Dipartimento dell’educazione della cultura e dello sport (Repubblica e Cantone Ticino), Ticino Film Commission, Succès Passage Antenne, Fondazione Egidio e Mariangela Cattaneo, Fondazione Dr. Hans Dietler/Kottmann. «Il restauro è stato realizzato dal Laboratorio Andromeda di Zurigo. Ora il film è nel formato standard delle proiezioni digitali di oggi DCP 2K – spiega Villi Hermann – abbiamo però rispettato il look vintage originale, quello appunto tipico del 16 mm dell’epoca, che in qualche modo rispecchia la spontaneità con cui il film è stato realizzato. Anche il suono è stato restaurato perché in origine si trattava di un suono ottico e sono stati rifatti tutti i sottotitoli elettronici. Ci tengo a ringraziare il Locarno Film Festival per la splendida occasione di presentazione che ci ha offerto».
E per calarsi fino in fondo nell’affascinante viaggio che ha portato alla realizzazione del film, La Fondazione Epper di Ascona ospita dal 29 luglio al 29 ottobre una mostra di fotografie di scena scattate da Villi Hermann durante le riprese. Sono ulteriori testimonianze del lavoro di Botta, di Cucchi come anche degli operai coinvolti nella costruzione. «Fra queste foto – sorride Villi Hermann – ce n’è anche una alla quale tengo in particolar modo. Non è proprio bella ma si vedono il Tamaro e la chiesa tutti ammantati di bianco perché c’era ancora la neve: sotto questo aspetto credo sia una foto storica!».
F.C.